Maestro di sci

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Tendenze nella tecnica moderna – Leggende e realtà

Mentre la tecnica di Coppa del Mondo è stata discussa e mostrata con fotomontaggi su un gran numero di siti web e sulle pagine di “Ski Racing Magazine”, molte leggende e idee sbagliate ancora aleggiano nella comunità tecnica internazionale. Alcuni sostengono che l’angolazione di anche sia il mezzo principale per il mantenimento della pressione sullo sci esterno, altri insegnano a riequilibrarsi all’inizio di ogni curva e insistono sull’approccio “linea delle spalle parallela alla neve”, altri ancora si inventano tecniche innovative apparentemente adatte ai dilettanti ma chissà come non ancora scoperte e utilizzate in Coppa del Mondo. Molti allenatori di giovani atleti usano ancora degli esercizi per produrre una pronunciata angolazione d’anca all’inizio curva presumibilmente per creare una posizione in equilibrio sullo sci esterno. La maggior parte di loro considera un fondamentale tecnico la posizione con il busto allineato nella stessa direzione degli sci.

In quest’articolo vorrei soffermarmi sulla moderna tecnica da gara e sfatare alcuni miti molto comuni. Lo faccio nella mia veste di allenatore che in questo periodo lavora come consulente tecnico di alcune squadre nazionali in Europa. Prima di tutto, devo ammettere che non considero sbagliati gli approcci che ho citato più sopra. Per questo, nei seminari per gli allenatori, discuto di frequente i vari aspetti della tecnica sciistica in relazione alla fase di curva. Gli allenatori solitamente suddividono l’arco di curva in tre fasi:

  • Fase-I – a monte della linea di massima pendenza;
  • Fase-II – intorno alla massima pendenza; e
  • Fase-III – a valle della massima pendenza.

Questa suddivisione torna molto utile quando esaminiamo i differenti elementi tecnici. Per esempio, non e’ corretto tenere le “spalle parallele alla neve” all’inizio della fase-I, mentre è quasi obbligatorio farlo al termine della fase-III. Lo stesso si può dire a proposito dell’”angolazione” oppure del “busto spezzato” – un busto troppo spezzato in fase-I può essere inefficiente e lento, mentre e’ sicuramente necessario controbilanciare con il busto in fase-III. In altre parole, gli sciatori agonisti che intendono produrre una sequenza di movimenti appropriata, non dovrebbero usare ciecamente i concetti tecnici. Invece, noi abbiamo bisogno di insegnare uno specifico movimento tecnico per ogni fase della curva.

Un altro aspetto utile per comprendere la tecnica moderna è l’equilibrio sugli sci. Molti allenatori parlano di “equilibrio sullo sci esterno” al di fuori del contesto di un continuo tentativo di mantenersi in equilibrio che interviene praticamente ad ogni curva. Lo sciatore dovrebbe premere sulla parte anteriore dello sci in fase-I, quindi l’area su cui applica pressione si sposta verso il centro dello sci in fase-III e si sposta ancora verso le code degli sci in fase-III. La parte più difficile di queste azioni è il veloce riguadagno della centralità tra la fase-III della curva precedente e la fase-I della successiva. Io la chiamo fase-0, dove lo sciatore deve eseguire uno spostamento in avanti in un modo tale che la pressione si sposti verso la punta del nuovo sci esterno.

In quest’articolo tenterò di illustrare e spiegare quali movimenti siano eseguiti in gara e come questi siano applicati da alcuni sciatori di Coppa del Mondo. Userò principalmente immagini tratte gare di slalom gigante ma quasi tutto quello che dirò può essere considerato valido anche per lo slalom.

Prima di tutto, vorrei dare un’occhiata da vicino alla fase-I della curva.

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L’autore è qui raffigurato nella fase-I di una curva, molto a monte della linea di massima pendenza. La linea di massima pendenza può essere facilmente individuata per mezzo delle tracce del gatto sulla neve. Lo sciatore si sposta all’interno e avanti estendendo la parte esterna del suo corpo senza nessun tipo di angolazione. Notiamo che l’intero corpo è allineato con gli sci (non è rivolto né a destra né a sinistra) e che le spalle non sono parallele alla neve, mentre lo sciatore appare essere in buon equilibrio. Può apparire difficoltoso raggiungere questa posizione se si pensa che lo sciatore debba estendersi in avanti da una posizione simile a questa

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in pochi decimi di secondo. Eseguire questo movimento tra le porte con continuità richiede grande forza ed equilibrio. La prossima sequenza è ripresa a dieci fotogrammi al secondo.

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Ciò detto, è evidente che estendere e riguadagnare la centralità dalla fase-0 (fotogramma 5 dall’alto) non ha preso più di mezzo secondo. Tra le porte può essere anche più veloce. Notiamo che la posizione dello sciatore nella fase-0 (fotogramma 5) è molto diversa dalla sua posizione all’inizio della fase-I (ultimo fotogramma). In fase-0 il busto dello sciatore è rivolto verso la massima pendenza. Questa piccola deviazione dalla posizione di perfetto allineamento può essere importante per la proiezione in avanti e l’estensione verso una posizione inclinata all’inizio della fase-I. La quantità di tale deviazione è normalmente dettata dalla forma e chiusura della curva.

Le spalle dello sciatore sono parallele alla neve nella fase-0. Se tentassimo di mantenerle in quella posizione, non ci sarebbe possibile spostarci all’interno della curva successiva all’inizio della fase-I nella maniera dimostrata dall’autore in questa fotografia:

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Chiaramente, questa posizione è in qualche modo estrema se paragonata alla precedente. Lo sciatore è ben esteso e in equilibrio, ma non vi è stato un sufficiente movimento di riguadagno della centralità all’inizio della fase-I. Inoltre, per creare un tale angolo di spigolo quando si è ancora al monte della linea di massima pendenza, lo sciatore deve fare affidamento su un maggiore peso applicato allo sci interno. Forse, si può apprezzare meglio lungo l’intera sequenza:

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Entrare nella fase-I con maggior peso sullo sci interno compromette l’equilibrio dello sciatore, come può essere visto comunemente in Coppa del Mondo, ma produce anche un più grande angolo di spigolo all’inizio della curva spesso consentendo un certo vantaggio in termini di velocità. Alcune volte lo sci esterno può persino essere sollevato dalla neve all’inizio della fase-I. Secondo me, è scorretto vedere questo come un elemento tecnico. Alcuni allenatori dicono “iniziare la curva sull’interno”. In realtà si tratta soltanto di un sottoprodotto di un’inclinazione troppo aggressiva nelle fasi iniziali della fase-I della curva. Non c’e’ un solo agonista da Coppa del Mondo che provi volontariamente a entrare in curva sullo sci interno e con l’esterno sollevato dalla neve. Spesso si finisce per causare una caduta o per lo meno si producono delle cattive fasi II e III. Comunque, se uno sciatore, come l’autore nella prossima sequenza, trova il modo di riguadagnare la centralità e riportarsi sull’esterno prima dell’inizio della fase-II potrebbe anche essere più veloce rispetto al caso in cui si entra in fase-I con più peso sull’esterno ma con meno estensione. In conclusione, è importante comprendere che mentre maggior peso sull’interno in fase-I è accettabile, un eccessivo peso sull’interno durante fase-II produce una cattiva esecuzione dell’uscita di curva in fase-III.

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In questa curva l’autore crea una certa pressione sull’esterno in fase-II sulla massima pendenza appena a monte del fotogramma 4 (dal fondo). La fase-III (gli ultimi due fotogrammi) in questo caso è eseguita in maniera molto efficace e lo sciatore appare in equilibrio così come se si trovasse nella fase-III della prossima sequenza (nella quale la fase-I è eseguita con maggior peso sull’esterno).

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Comunque, in questa sequenza, l’autore è stato in grado di mantenere la pressione sullo sci esterno lungo la fase-II senza eseguire nessun significativo movimento di compensazione di busto. In effetti, al completamento della fase-II qui mostrato

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lo sciatore ha il lato esterna del corpo esteso e le spalle non sono parallele alla neve.

Lo stesso sciatore dovrebbe iniziare a compensare di busto più a monte nella sequenza precedente. In generale, rimanere estesi con il baricentro all’interno dell’arco di curva lungo la fase-II risulta essere più veloce. Inoltre, è chiaro quanto lo sciatore applichi pressione sul centro degli sci.

La compensazione di busto, nella tecnica moderna, viene eseguita un po’ più a monte della porta se non sulla porta stessa. Vediamo come questi movimenti siano eseguiti da sciatori di Coppa del Mondo. Com’è stato dimostrato dall’autore, sciare con un buon equilibrio permette di applicare dei grandi angoli di spigolo al di sopra e sulla linea di massima pendenza. Questo è perfettamente eseguito dallo svedese Frederik Nyberg (ora ritirato) nel tracciato di Bormio dei Campionati del Mondo di gigante.

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Qui Nyberg crea degli angoli di spigolo fantastici in fase-II, all’inizio della massima pendenza e al di sopra della porta, per mezzo dell’estensione verso l’interno e in avanti. Le spalle non sono parallele alla neve e le braccia sono estese di lato per migliorare l’equilibrio. La rotella del bastoncino interno è trascinata sulla neve. Questo aiuta l’atleta a sentire dove sia il “limite della zona di equilibrio”, oltre il quale la tenuta dello sci esterno può essere compromessa e la compensazione di busto potrebbe essere l’unico modo per evitare la caduta. Nyberg rimane con le spalle quasi allineate con gli sci e tiene le tibie perfettamente parallele. Ciò gli consente di raggiungere quasi lo stesso angolo di spigolo su entrambe gli sci. Bisogna notare che gli angoli di spigolo non sono mai davvero identici poiché l’esterno è sempre maggiormente inclinato e caricato in fase-II.

Il segreto di questa raffinata azione è mettere più pressione sullo sci esterno quando si sia sulla massima pendenza. Molti maestri e allenatori non comprendono pienamente come si possa generare pressione sullo sci esterno senza alcuna angolazione. E a sostegno della tesi vengono spesso presentati argomenti fondati sulle leggi della fisica. Invece, sono un’appropriata azione volta a riguadagnare la centralità in fase-0 e una corretta entrata in curva in fase-I che generano un incremento di pressione sullo sci esterno in fase-II. Secondo me, questo è il più efficace e naturale modo di sciare. Per avere il massimo di velocità all’uscita dalla linea di massima pendenza, in fase-III, bisogna mantenere una posizione estesa in fase-II. Notiamo che mentre la gamba esterna di Nyberg è estesa e quella interna piegata, entrambe le ginocchia non sono bloccate. In questo modo l’atleta può assorbire le irregolarità del terreno mantenendo gli spigoli in contatto costante con la superficie della neve. Qui Nyberg è ritratto all’inizio della fase-II, dove la pressione è tenuta prevalentemente sulla porzione anteriore degli sci. Questo si ottiene per mezzo di una posizione in centralità all’inizio della fase-I. A questo punto l’atleta dovrebbe sentire più pressione sulla parte anteriore del piede esterno e sentire un grande appoggio della tibia interna sul linguettone dello scarpone. Credo che la prossima sequenza fotografica sia la più bella dimostrazione della tecnica moderna.

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Grazie a tale tecnica Nyberg è stato in grado di vincere una gara di slalom gigante in Coppa del Mondo a trentasei anni. Inoltre, si è piazzato terzo nella coppa di specialità dell’anno scorso. Spero che si noti chiaramente da questa sequenza che l’intero corpo dell’atleta si sposta all’interno della curva (cioè s’inclina) a partire dalla fase-I fino alla fase-II (a monte della porta) con la parte esterna del corpo estesa e senza nessun accenno di compensazione di busto o angolazione.

E’ importante che, durante l’inclinazione, il busto dell’atleta non sia più o meno inclinato delle gambe. Altrimenti il movimento finisce per generare una caduta sull’interno (con conseguente perdita di presa di spigolo sull’esterno) oppure si rimane bloccati in una posizione di angolazione statica. Invece, Nyberg si muove con continuità all’interno dell’arco di curva e incrementa l’angolo di spigolo lungo tutta la fase-II mentre le sue spalle non sono parallele alla neve (vedere i quattro fotogrammi a monte della porta blu). In fase-III (ultimi due fotogrammi), l’atleta inizia a riportare il busto più verticale riportando così le spalle “parallele” alla neve circa alla fine della fase-III. Così, su nove fotogrammi l’atleta ha le spalle parallele alla neve in soltanto due di essi. In questo io riconosco una delle tendenze prevalenti nella tecnica moderna. Un’altra tendenza prevalente è la mancanza di angolazione di anca o di qualunque altro tipo di angolazione. La compensazione è eseguita in fase-III semplicemente raddrizzando il busto. Non si nota nessun volontario movimento di angolazione.

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La miglior illustrazione di questa tendenza della tecnica moderna è presentata nel terzo fotogramma dal fondo appena prima di colpire la porta blu. Persino in questo punto l’atleta rimane completamente esteso, con le spalle non parallele alla nave. Guardando meglio possiamo notare che la curva attorno alla porta rossa a monte è eseguita nelle stesso identico modo. La posizione dell’atleta è allineata rispetto agli sci lungo fase-I e fase-II e se ne distacca soltanto verso la fine della fase-III. In fase-0 non vi è allineamento poiché gli sci si spostano al di sotto dello sciatore verso sinistra e il busto è più rivolto verso la massima pendenza. Si tratta di un aspetto importante della tecnica moderna che deve essere pienamente compreso da coloro i quali sostengono che vi debba sempre vedere una posizione allineata. Nella maggior parte delle curve eseguite da atleti di Coppa del Mondo una certa misura di compensazione e’ presente, tipicamente in fase-III, ma secondo me, non vi e’ una volontaria angolazione come quella insegnata da alcuni allenatori.

Si potrebbe così dire che una curva moderna è eseguita per mezzo del raggiungimento della centralità in fase-0 e di un’estensione verso l’interno di un arco di curva con susseguente compensazione eseguita nelle fasi finali di curva. Vorrei sostenere questa idea per mezzo delle immagini prese nella stessa porta di Nyberg che abbiamo visto sopra.

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Benché l’italiano Max Blardone (a sinistra) non sia molto alto e longilineo (come Nyberg) e il suo compagno di squadra Manfred Moellg (a destra) sia invece alto e affilato, il completamento di fase-II nelle loro curve si assomiglia molto. Entrambi gli atleti mantengono le tibie parallele e gli sci hanno quasi lo stesso spigolo. Entrambi mantengono la pressione nella parte centrale degli sci. Potremmo notare una certa qual compensazione di busto in entrambi gli atleti ma non vi è nessuna angolazione. Secondo me è impossibile ottenere una posizione più naturale ed equilibrata nella fase-II di una curva. In effetti, entrambi gli sciatori mostrano un fantastico equilibrio pur con l’anca destra a pochi centimetri dalla neve.

Un altro eccezionale esempio è offerto dal famoso atleta svizzero Didier Cuche che esemplifica alcuni aspetti chiave della tecnica moderna (il quale è altresì molto competitivo in gigante e super-G all’età’ di 34 anni). In questa sequenza Cuche si trova a sciare nel gigante di Beaver Creek.

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Come Nyberg, Cuche si inclina all’interno della curva e stabilisce un buon contatto con la neve con entrambi gli sci in fase-II (terzo fotogramma). Inoltre, al passaggio della porta (ultimo fotogramma), Cuche non mostra alcun segno di angolazione. Ciò che può sembrare un’angolazione di anca in realtà è soltanto il risultato del raddrizzamento del busto. La gamba esterna è estesa mentre quella interna è piegata al punto che l’anca interna tocca quasi la neve. La compensazione eseguita per mezzo del raddrizzamento del busto permette a Cuche di mantenere molta pressione sullo sci esterno che così si arcua nella neve.

Un’altra sequenza di Cuche a Beaver Creek viene ripresa con un angolo differente. Penso che sequenze prese da questa prospettiva contribuiscano a generare alcune errate interpretazioni della tecnica moderna.

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In sostanza Cuche qui utilizza la stessa tecnica della sequenza precedente. Qui si tratta di una sezione di tracciato più piatta. L’atleta non arriva ad alta velocità mentre si avvicina alla porta e, quindi, ha la necessità di eseguire un movimento di compensazione di busto più pronunciato in fase-III (ultimi due fotogrammi). Ciò non di meno, questo movimento è lo stesso – è soltanto prodotto dal raddrizzamento del busto tra i fotogrammi 3 e 4 (dall’alto). Secondo me, si tratta di un’altra bella dimostrazione della tecnica moderna.

Comunque, anche i migliori atleti hanno difficoltà a eseguire questo tipo di curve in slalom gigante. Essi hanno bisogno di velocità e pendenza. Le curve più efficaci sono quelle dove gli atleti riescono a dare pressione alle spatole di entrambi gli sci all’inizio della fase-I come mostrato da Nyberg e Cuche più sopra. La chiave di tutto ciò è il movimento per riguadagnare la centralità in fase-0 quando il baricentro dell’atleta si sposta in avanti verso la linea di massima pendenza mentre gli sci si spostano dall’altro lato sotto il corpo. Questi movimenti sono chiaramente mostrati nella sequenza fotografica di Reiner Shoenfelder (Austria) durante la gara di gigante di Coppa del Mondo a Beaver Creek.

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Shoenfelder è appoggiato alle code degli sci in fase-0 (primo fotogramma dall’alto). Gli sci perdono contatto con la neve nel fotogramma 2, ma quando si riappoggiano in fase-I (fotogrammi 3 e 4), l’atleta e’ di nuovo centrale e le spatole di entrambi gli sci iniziano a condurre ben al di sopra della linea di massima pendenza. Possiamo anche notare che la linea delle spalle dell’atleta rispetto agli sci in questa sequenza ha un’escursione che va dall’essere perfettamente allineata a essere girata di quasi 45 gradi rispetto alla direzione degli sci. Di nuovo, ciò mostra che “mantenere una posizione allineata lungo l’intera curva” sia soltanto una leggenda.

Forse, il movimento che ci fa riguadagnare la centralità può essere visto più chiaramente nella prossima sequenza dove l’autore mostra una curva poco chiusa su una pendenza dolce.

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Nel primo fotogramma lo sciatore si appoggia alle code degli sci alla fine della fase-III della curva precedente. La centralità viene riguadagnata in fase-0 (tra il secondo e il terzo fotogramma), e quando lo sciatore completa la fase-I (fotogramma 3) egli e’ completamente centrale e pronto per premere sulla spatola dello sci esterno e inarcare lo sci in fase-II (fotogramma 4). Tra le porte è necessario che un movimento di questo genere sia anche più veloce, come dimostrato dall’austriaco Stephan Goergl nella prossima sequenza.

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Penso che questa breve sequenza non abbia bisogno di commento. Nel primo fotogramma l’atleta è appoggiato sulle code degli sci (fase-III della curva sulla porta rossa). Nell’ultimo fotogramma Goergl è centrale e inizia la fase-I con una certa pressione sulle spatole di entrambi gli sci per condurre l’arco attorno alla porta blu.

Le curve da slalom richiedono un tempo molto più breve e sono più complesse da dividere visualmente in fasi, ma ciò non di meno, le fasi sono le stesse. Inoltre, le moderne curve da slalom sono eseguite in maniera molto simile a quelle da gigante e vi sono ancora molti miti da sfatare sulla tecnica da slalom. Comunque, la differenza con una curva da slalom non è poi così grande, come dimostrato qui dall’autore.

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Si tratta della fase-II di una curva da slalom. La parte esterna del corpo è estesa e le spalle non sono parallele alla neve. Lo stesso movimento è qui mostrato dalle migliori specialiste del momento, l’austriaca Marlies Shield e dalla finlandese Tania Putianen.

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Entrambe le sciatrici stanno eseguendo una fase-II di una curva da slalom con un minima compensazione di busto. Nello slalom l’estensione della parte esterna del corpo è meno pronunciata e la compensazione è più evidente. Tuttavia, la meccanica di curva è la stessa, come mostrato dalla sequenza dove l’autore dimostra una curva da slalom in campo libero.

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Le spalle sono parallele alla neve in fase-III (primo fotogramma) e in fase-0 (secondo fotogramma). In fase-I (fotogrammi 3 e 4) la parte esterna del corpo dello sciatore si estende e il baricentro si proietta in avanti nella direzione della massima pendenza. Questi movimenti eseguiti simultaneamente producono l’angolo di spigolo necessario per la fase-II (ultimi due fotogrammi). La centralità in fase-0 di una curva da slalom può essere osservata in questa sequenza:

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Nuovamente, qui le spalle sono parallele alla neve ma il busto non è rivolto nella stessa direzione degli sci.

La compensazione eseguita in fase-III di una curva da slalom può essere chiaramente osservato in questa sequenza dell’autore:

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Le spalle dello sciatore stanno portandosi parallele alla neve a partire dal fotogramma 3. Le fasi I e II sono più brevi in slalom. Forse per questo motivo la moderna tecnica da slalom è percepita da molti come se utilizzasse maggiormente l’approccio a “spalle parallele alla neve” rispetto a quella da gigante. Invece, guardando da vicino le curve da slalom di sciatori di Coppa del Mondo si rilevano praticamente gli stessi fondamentali tecnici usati in gigante, come si evidenzia da questa sequenza del tedesco Alois Vogl.

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In fase-I (quarto fotogramma sopra la porta blu) gli sciatori si inclinano rimanendo allineati con le spalle nella stessa direzione degli sci e con le spalle non parallele alla neve. La parte esterna del corpo dello sciatore è estesa e le tibie sono parallele. Inoltre, l’estensione della gamba esterna non è esasperata come in fase-I di una curva da gigante. Penso che questa sia la sola vera differenza tra i due tipi di curva. Il resto è in sostanza lo stesso. In questa sequenza Vogl continua a spostarsi all’interno dell’arco di curva fino a un momento dopo il passaggio della porta blu alla fine della fase-II. L’atleta raddrizza soltanto il busto dopo aver passato il palo in fase-III (fotogramma a valle del palo blu). Notiamo che, come nelle curve da gigante, il busto dello sciatore non è rivolto nella stessa direzione degli sci in fase-0 (secondo fotogramma a valle del palo). Credo che se si paragona questa sequenza di Vogl in slalom con la sequenza di Nyberg in gigante discussa più sopra, si possa trovare molte più similitudini che differenze nella loro tecnica.

In conclusione, vorrei ripetere che molti dei miti riguardanti la tecnica moderna che abbiamo tentato di sfatare potrebbero anche essere veri se fossero considerati in una particolare fase di curva. Non lo sono più altrimenti.

(Titolo originale “Tendencies of Modern Technique – Myths and Reality”)

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